Nella seduta del 1 Febbraio della Commissione Didattica del Senato Accademico l’amministrazione ha proposto la possibilità di non aprire le immatricolazioni del prossimo anno per il corso di Mediazione Linguistica e di reintrodurre il numero chiuso, a partire dal 2023. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno visto che solo ieri, e per la primissima volta, è stata paventata questa possibilità che verrà posta in approvazione già nella prossima seduta del Senato, in programma martedì 8 febbraio. La motivazione riportata dall’amministrazione per giustificare questa proposta è l’aumento delle immatricolazioni degli ultimi anni, non più gestibili in termini di spazio e di didattica. La soluzione, quindi, sarebbe quella di impedire a migliaia di studenti e studentesse di immatricolarsi nei prossimi anni compromettendo per sempre la loro carriera universitaria e personale.
«Nel 2019 – spiega Niccolò Piras, Coordinatore metropolitano di UDU Milano – il Tar del Lazio, a seguito di un nostro ricorso, ha dichiarato illegale il numero chiuso imposto dall’Ateneo al corso di Mediazione Linguistica. Questo perché non veniva rispetta la legge n.264 del 1999 dato che per l’accesso al corso era necessario aver ottenuto un voto del diploma di maturità non inferiore a OTTANTA/CENTESIMI. L’illecito del bando di ammissione al corso era quindi palese e non poteva portare ad una sentenza diversa da questa. Come rappresentanti – prosegue Piras – abbiamo più e più volte sottolineato all’amministrazione che ignorare la sentenza non era la soluzione adeguata ma sarebbero serviti sostanziali investimenti sugli spazi della sede di Sesto San Giovanni. Complice la situazione emergenziale del Covid il tema non è stato più affrontato fino ad oggi, nonostante (e aggiungiamo fortunatamente) in questi tre anni moltissimi studenti e moltissime studentesse che non avrebbero potuto immatricolarsi si sono iscritti e iscritte al corso di laurea».
Perché l’Ateneo in tre anni non ha studiato soluzioni alternative? «Esistono – descrive il Coordinatore di SU-UDU Statale Sebastiano Pala – e potrebbero essere percorse solo con la volontà di accogliere, o quanto meno ascoltare, le istanze di studenti e studentesse che desiderano solo studiare nel corso di laurea che preferiscono. Tutto questo senza contare le ricadute anche sugli altri corsi degli atenei. Sono infatti prevedibili e pronosticabili un aumento sostanziale del numero delle immatricolazioni nei corsi di Lingue, oltre che a quelli in inglese della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali; ma anche un possibile aumento della tassazione annuale ed in generale su tutti gli studenti e le studentesse delle Statale visto che ad oggi non è dato sapere come i mancati introiti delle tasse di un intero anno accademico verranno coperti. Non possiamo dunque che essere fortemente contrari alle proposte di chiusura da parte dell’Università. Serve che tutte le parti in causa, noi compresi, dialoghino concretamente e apertamente su tutti gli scenari alternativi e possibili a quello annunciato. Affrontarli potrebbe essere complesso, ma limitare il diritto allo studio non può essere la soluzione»